sabato 11 gennaio 2014

Immobili, calano anche a Parigi Gli appartamenti anni 60 sono tra i più penalizzati di Simonetta Scarane - italiaoggi

Confermato: l'immobiliare soffre anche a Parigi e in generale in tutta la Francia dove i prezzi sono scesi in media del 2% circa penalizzando perlopiù gli appartamenti vetusti. Il calo dei prezzi è accompagnato anche dal decremento delle compravendite che si sono attestate a quota 600 mila.
Un fenomeno, quello del calo dei prezzi, che era atteso da tempo immemorabile da parte dei possibili acquirenti. Ma non è detto che continuerà anche quest'anno, secondo l'opinione degli agenti immobiliari, anche se fra loro c'è qualcuno che prevede un'ulteriore diminuzione, nell'ordine del 3%. Il 2014, secondo le previsioni, ha tutta l'aria di assomigliare all'anno appena passato, quando i valori immobiliari hanno cominciato a calare, timidamente, con un ribasso dell'1,8% fino a punte del 3%, a seconda delle zone. Una diminuzione così modesta, tuttavia, sorprende, dal momento che il numero dei disoccupati resta alquanto elevato e i salari sono aumentati di poco. Nonostante la riduzione delle quotazioni, il valore degli immobili resta comunque a un livello molto elevato in Francia. Le case non si vendono a buon prezzo e sono comunque care. Dalla crisi dei mutui subprime, avvenuta nel 2008, i prezzi sono ancora saliti del 7% dopo essere balzati del 79% tra il 2000 e il 2007. A spiegare il fenomeno c'è la mancanza di alloggi sul mercato, che ha contribuito a frenare la discesa delle quotazioni. Inoltre, il basso tasso di interesse dei mutui immobiliari che sono rimasti molto bassi nel 2013 (sotto il 3%). E questo ha fatto aumentare il numero dei possibili acquirenti.
Il mercato si è bloccato di colpo. Nonostante l'elevato numero di possibili compratori, pochi sono andati fino in fondo nel loro progetto di acquisto. Il mercato ha penalizzato maggiormente gli immobili più vecchi: le compravendite di questi appartamenti sono scese a 600 mila nel 2013, contro le 650 mila registrate nel 2012. E secondo le previsioni potranno ulteriormente calare nel 2014 di circa il 3%. E questo perchè gli appartamenti vecchi necessitano di lavori di ristrutturazione, mancano di luminosità. Se si vogliono vendere i proprietari sono costretti a offrire forti sconti. A Parigi i prezzi di queste case degli anni Sessanta sono diminuiti all'incirca del 3,9%, per la prima volta da 15 anni più del calo dei prezzi immobiliari registrati in Francia (1,8%). Un fenomeno che ha colpito anche le case di lusso, sopra l'1,5 milioni di euro. A Parigi i grandi appartamento trovano difficilmente compratori e le vendite di questi alloggi si riescono a fare soltanto scontandoli del 20% secondo quanto raccontano gli agenti immobiliari. Il calo delle transazioni immobiliari si spiega anche con la disaffezione degli investitori che finora acquistavano non per uso personale ma per poi affittare. Un colpo a questo tipo di investimenti è arrivato dal governo di Hollande quando parla di requisizioni degli appartamenti vuoti per darli in affitto. Non solo, ma al calo contribuisce anche il cambiamento delle abitudini dei francesi che comprano casa quando vendono la propria e se non ci riescono aspettano. In Francia il maggior numero acquisti immobiliari è stato fatto da francesi con meno di 40 anni, (48,5%), il 37,2% degli acquirenti ha tra 40 e 50 anni, mentre soltanto il 14,3% di chi ha comprato casa ha superato la soglia dei 60 anni. A comprare casa in maggioranza sono stati i dipendenti (41%), seguiti dai professionisti (39%), e, staccati, dai commercianti e gli artigiani (13,2%). Ultimi i pensionati sono stati soltanto il 6,8%.

Best places to golf in Punta Cana, Dominican Republic By Larry Olmsted - USA TODAY







Photo: Cap Cana
The Dominican Republic has long been the 800-pound gorilla of Caribbean golf, with a wide array of courses by famed designers dotting the nation's coasts. But the single greatest concentration of high-quality golf and associated lodging is in and around Punta Cana, a broad peninsula on the nation's easternmost point with extensive resorts, its own international airport and a high-speed motorway to the capital, Santo Domingo. Punta Cana features over 20 miles of powdery white beaches, offshore fishing and every conceivable water sport, plus highly lauded golf courses by the likes of Tom Fazio, Jack Nicklaus, PB Dye, and Nick Faldo.
The largest golf collection is at the upscale Punta Cana Resort & Club, with 45 world-class holes and numerous lodging options. The resort's owners and residents include singer Julio Iglesias and designer Oscar de la Renta, who helped outfit its boutique luxury hotel, Tortuga Bay. The original resort course is a beautiful beachfront design by PB Dye. Long-rated among the island's best and renowned for its extensive and creative hazards, La Cana has stark waste areas and every imaginable type of bunker: pot, grass, flat-bottomed deep ones, and those flashed with high mounds of rough. Last year, the course was expanded to 27 holes with the addition of the new Hacienda nine, also designed by Dye. Fourteen of the 27 holes boast sea views and several play right to the water's edge. La Cana is open to public play for all visitors to the region. This is typically not the case for the resort's premium Tom Fazio-designed Corales course, which is just for homeowners and guests of the resort's two most upscale properties — the Punta Cana Hotel and Tortuga Bay. However, outside play is available seasonally when demand for tee times is lower, and it's worth making the effort, as Corales is a stunner on and off the coast. Even its inland holes are exquisite, winding through old quarries, along stone cliffs and past inland lakes; it also features six holes along the Caribbean, including the final three collectively known as the "Devil's Elbow." The grand finale is 18, which requires a dramatic forced carry tee shot across ocean surf and cliffs.
Cap Cana is a more recent master-planned resort community spanning 29,000 acres, including almost 3.5 miles of beach. Long-term plans call for five courses, but the development has struggled to sell homes, and there is currently just one — Punta Espada — open, with a second — Las Iguanas — nearly finished and expected to open shortly. Both are Jack Nicklaus Signature designs, and Punta Espada has been ranked among the World's Top 100 (non-U.S.) courses by Golf Digest and the Best in the Caribbean & Mexico by Golfweek. It has hosted a PGA Champions Tour event and its signature 13th hole is one of the most memorable in the Caribbean — a par-3 with the tee shot over water to a near island green, stretching all the way to 249-yards from the tips. Eight holes play along — or over — the waters of the Caribbean. There are two luxury boutique resorts open for lodging within Cap Cana: the Eden Roc and the Sanctuary.
Roco Ki was the newest major development in Punta Cana, but has been beset with financial trouble and most work on homes and hotels is currently suspended. It occupies its own peninsula at the northern end of the region's tourist corridor, with 3 miles of beaches and coastal cliffs, which are the setting for the Nick Faldo-designed golf course. The course is complete and has been open to public play for a couple of years, but is now "temporarily" closed as the surrounding development goes through its legal woes. Should it reopen, it is worth the trip. The high bluffs over the Caribbean are similar to those of the famed Pebble Beach Golf Links and the showcase here is the best views on the island (the first three and last three holes will stun; the final two playing right along the water).
One of the region's most accessible courses is the Jack Nicklaus-designed Cana Bay Golf Club at the all-inclusive (excluding golf) Hard Rock Hotel & Casino Punta Cana. The inland course lacks the seaside drama of its brethren, but at 7,253 yards, it is a stout test for any golfer and showcases the island's rich tropical flora. There are two more affordable courses in nearby Bavaro. The 27-hole Cocotal Golf Club is an undistinguished inland design incorporating lakes and tropical vegetation. The region's oldest course, Golf de Bavaro, was extensively redesigned by PB Dye in 2010 and is now known as The Lakes — part of the large Barceló Bávaro Beach Resort. The course is much improved, taking full advantage of some 25 lakes to provide plenty of faux "coastal" golf, as well as winding through an impressive mangrove forest.




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venerdì 10 gennaio 2014

Immobiliare Australia, nel 2013 aumento del 9,8% del prezzo degli immobili -simplybiz.it

Nel corso dell’anno appena concluso i prezzi delle case nelle principali città australiane sono aumentati al ritmo più rapido degli ultimi quattro anni, spinti dalla contrazione dei tassi sui mutui. Secondo i dati della RPData – Rismark, il costo degli immobili ad uso abitativo ha registrato una crescita media del 9,8%.
Solo a dicembre i prezzi sono saliti dell’1,4%, lo 0,1 in più rispetto al mese precedente. Nel corso dell’intero quarto trimestre l’incremento è stato del 2,8%. L’accelerazione maggiore si è avuta a Sydney, con un più 14,5%.
Il rapido aumento del costo delle abitazioni ha suscitato in una parte degli analisti il timore di una crescita di una bolla immobiliare, una paura non condivisa da quanti ritengono invece che la ripresa del mercato delle abitazioni sia una condicio sine qua non per far ripartire l’economia del Paese.
A dividere gli esperti sono anche le previsioni circa l’uso che le famiglie australiane faranno dei soldi risparmiati a seguito del decremento dei tassi dei loro prestiti immobiliari. A chi ritiene che questo denaro porterà i nuclei familiari a indebitarsi ulteriormente si contrappone chi invece pensa che il denaro non speso verrà messo da parte per fronteggiare momenti difficili.

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Luca ci aiuta a conoscere meglio una delle perle dell'Oceano Atlantico. Chiudete gli occhi e sognate. -di Giorgia Perbellini per www.luxuryandtourism.com


Oggi intervisto Luca, italiano emigrato in Repubblica Dominicana, che ci parla della sua vita ma soprattutto di come si presenta oggi uno dei paradisi dell'oceano Atlantico.
Da quanto tempo vivi nella Repubblica Dominicana?

Ho deciso di lasciare l'Italia per trasferirmi in Repubblica Dominicana nel 2006, ormai otto anni fa.

Di cosa ti occupavi prima in Italia e di cosa ti occupi ora?

In Italia, più precisamente a Roma, avevo una catena di negozi di articoli per la casa. Ora invece ho cambiato completamente settore e mi occupo di vendita, affitto e amministrazione di proprietà immobili a Punta Cana.

Qual è stato il tuo primo approccio col mondo del lavoro e quali sono le differenze più evidenti che si notano al confronto con l'Italia?

Una volta arrivato ho cercato di capire quale lavoro avrei potuto svolgere in base alle mie capacità e alle conoscenze pregresse e ho scoperto che il mondo del real estate poteva fare al caso mio.
Le differenze tra i due Paesi sono molto evidenti: la Repubblica Dominicana sta vivendo un forte sviluppo economico che lascia spazio di crescita lavorativa ai cittadini. A questo poi si aggiunge un'ottima regolamentazione del lavoro, che sta incentivando sempre di più investitori stranieri di qualunque settore. In Italia invece nel 2006, nonostante la crisi non fosse ancora arrivata, si avvertiva già un senso di pesantezza e di stanchezza. E dire che allora le cose andavano ancora bene!

Come viene vissuto il rapporto con Haiti, paese corrotto, povero e messo ancor più in ginocchio dal terremoto del 2010?

Quello con Haiti è un rapporto fraterno di due Paesi che, al di là delle culture diverse, condividono la stessa terra, la stessa isola. Il fatto che uno dei due sia ricco e l'altro povero non li allontana, anzi li pone in una situazione di reciproco bisogno. Gli haitiani vengono a lavorare in Repubblica Dominicana perchè nel loro Paese la media di guadagno è di dieci dollari mensili; viceversa i dominicani hanno bisogno di loro per svolgere i lavori più pesanti che nessuno qui accetta di fare. Ci tengo anche a dire che dei molti miliardi di dollari inviati in aiuto ad Haiti dopo il terremoto, quasi nulla è stato fatto. Tra società onlus non ben definite e soldi persi negli appalti di ricostruzione, non è rimasto quasi niente per il popolo.


La presenza di zone franche a tassazione quasi nulla, la possibilità di esportare in Sud America senza dazi, sono aspetti che rendono la Repubblica Dominicana molto appetibile agli occhi di un imprenditore estero...

L'imprenditore straniero è sempre più presente sul territorio grazie alle tante agevolazioni che permettono di contenere i costi rispetto a una produzione europea o statunitense. Le zone franche sono un buon business sia per chi fa impresa che per il dominicano: da un lato viene utilizzata manodopera a basso costo, dall'altro c'è la possibilità di trovare lavoro a lungo termine.

Da quando è salito al potere, Danilo Medina ha intensificato la presenza della polizia per le strade. Mi confermi questo fatto? C'è più sicurezza oggi nella vita dei cittadini?

Io sostengo da sempre che la cosa più bella della Repubblica Dominicana, prima ancora delle spiagge o della natura incontaminata, sono le persone. E' un popolo generoso, buono e sempre pronto ad aiutare il prossimo. E' normale però che a Santo Domingo, come in tutte le metropoli del mondo, si registrino diversi casi di furti e violenze. Fernandez e Medina, rispettivamente il presidente precedente e quello in carica, si sono molto battuti per cambiare questa situazione. Oggi la Polizia Nazionale pattuglia le strade della città 24 ore su 24 e la vita è più sicura.
Tengo a precisare però che in tutte le zone turistiche del Paese e nell'entroterra il livello di delinquenza è bassissimo.
 
Sembra che la Repubblica Dominicana sia in continua crescita economica, che non si senta crisi. E' davvero così?

Da quando sono arrivato, l'unico calo nelle vendite si è fatto sentire nel 2009 ma senza grosse conseguenze. Girando per i negozi o per i centri commerciali ci si accorge subito che molta gente fa compere e spende senza problemi, e la stessa tendenza si registra anche per le auto e gli immobili.

Cito da Acoprovi.org "Il sistema finanziario dominicano è tra i 35 migliori sistemi bancari di tutto il mondo, con un miglioramento di 55 posti in quattro anni". Letta da un'italiano, che vive in una situazione di stallo, questa notizia sembra impossibile. Quali sono le differenze maggiori col sistema bancario italiano?


Penso che tutti i sistemi bancari del mondo siano macchine per far soldi a dispetto dei cittadini: la banca perfetta deve ancora nascere. Ti posso dire però che il sistema dominicano tende ad agevolare i correntisti, in quanto le spese per l'apertura di un nuovo conto o per le operazioni di routine sono quasi nulle.


di Giorgia Perbellini per LuxuryandTourism

giovedì 9 gennaio 2014

Rischio bolla immobiliare in Norvegia -lindro.it

L’algida Norvegia, economia da prima della classe e sistema sociale invidiato da mezz’Europa, potrebbe stare scivolando su un percorso accidentato e pericoloso, quello della bolla immobiliare. Il governo di Oslo ha infatti recentemente rivelato di aver finanziato il suo mercato immobiliare, già piuttosto a rischio. E non solo, nel 2013 il governo norvegese ha varato il suo piano di spesa più ambizioso da quando è cominciata la crisi finanziaria nel 2009, con un aumento del budget di ben diciannove punti percentuali. Eppure, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) qualche tempo prima aveva avvertito il Paese scandinavo che occorreva mettere un freno alla spesa, soprattutto nel settore immobiliare, altrimenti la bolla che ha gonfiato i prezzi degli immobili potrebbe scoppiare.
A parlare di bolla immobiliare era stata, nel 2012, per prima la Federal Reserve di San Francisco, che analizzando e comparando gli andamenti dei prezzi delle abitazioni norvegesi e statunitensi, aveva riconosciuto in quelli di Oslo gli squilibri che negli Stati Uniti avevano portato allo scoppio della bolla immobiliare. La miccia che ha innescato la crisi dalla quale faticosamente gli USA stanno ora uscendo. Ciò che Marius Jurgilas e Kevin J. Lansing, economisti della Banca centrale americana, hanno notato è che dal 2008 a oggi i prezzi  delle case norvegesi sono aumentati di circa 30 punti percentuali, e nel solo maggio 2013 l’incremento è stato del 7% su base annua. Questi aumenti non sarebbero però giustificati ma farebbero parte, secondo il Fmi di una sopravvalutazione dei prezzi delle abitazioni del 15-20%. Per il Fondo Monetario Internazionale, i prezzi delle case, al netto dell'inflazione, sono aumentati del 6% tra il 2010 e il 2012, a fronte di un aumento del reddito disponibile delle famiglie del 3,8% tra il 2008 e il 2012. La norvegese Real Estate Association, d’altro canto, ha comunicato che i prezzi al metro quadro sono passati da 13.000 corone norvegesi nel 2000 a 31.600 corone norvegesi nel 2013. Il rischio è dunque quello di una bolla immobiliare, connessa a mutui e banche, che potrebbe mettere a rischio una delle economie più virtuose d’Europa.
Come si è arrivati a questo punto? Il nodo centrale pare risiedere nel fatto che molti investitori europei, timorosi di un collasso dell’euro sotto i colpi della crisi economica, hanno fatto dirottare i propri investimenti verso la solida Norvegia. E buona parte di questi investimenti sono finiti negli immobili facendone impennare i prezzi. La Fed ha infatti rimarcato che «la fuga dei capitali europei verso i cosiddetti “porti sicuri” fuori dall’eurozona sta continuando e potrebbe destabilizzare i mercati». Lo stesso è stato sottolineato dall’agenzia di rating Fitch, che ha evidenziato come nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 53% dell’esposizione verso la Norvegia «Mentre tutti i Money market fund (Mmf) stanno limitando le risorse nell’eurozona, stanno salendo i fondi verso le nazioni esterne, con elevati surplus di bilancio». Intanto comunque il Ministro delle Finanze, Sigbjørn Johnsen, si dice tranquillo, «È vero che i prezzi delle case sono elevati e che diversi capitali stanno arrivando dall’Europa, ma la nostra politica è sempre stata molto prudente». 
Intanto il Fmi ha rimarcato la necessità per il Paese di adottare politiche prudenti, volte a ridurre i rischi legati all’alto indebitamento delle famiglie per gli elevati prezzi delle abitazioni. Questa raccomandazione è risultata particolarmente valida in quanto la banca centrale norvegese ha sottolineato come sia in aumento l’esposizione degli istituti di credito nazionali verso il settore immobiliare. L’ammontare del debito sarebbe di circa 120 miliardi di euro, circa 901,8 miliardi di corone. Questi dati hanno creato allarme presso il Ministero dell’Economia ma gli economisti della banca centrale hanno assicurato che la forza patrimoniale delle banche del Paese è sufficiente a evitare qualsiasi shock. Sono poi arrivate le prove di solidità della European banking authority (Eba), il principale operatore finanziario del Paese. 
Nonostante la preoccupazione sia elevata, e le ricadute dello scoppio di una bolla immobiliare potrebbero danneggiare una delle economie europee più floride e avere riflessi anche sugli altri Paesi dell’Unione, non è la prima volta che questo tipo di rischio minaccia la Norvegia. L’allarme era già scattato negli anni Novanta, e si era poi riproposto nel 2010, senza conseguenze importanti. E’ anche vero però che le cose stanno rapidamente cambiando e avere una spada di Damocle come questa sulla propria testa non può far dormire al neoeletto governo Solberg, che non pare intenzionato a tagliare la spesa, sonni tranquilli.
Erna Solberg, che ha portato nell’ottobre del 2013 al governo il partito conservatore, ha già  infatti illustrato le proprie correzioni alla manovra di bilancio che era stata l’ultimo atto della coalizione rosso-verde sconfitta alle elezioni. Le proposte del centrodestra prevedono più soldi per le infrastrutture stradali e più fondi per la polizia. Inoltre è stato inserito il taglio fiscale promesso in campagna elettorale. Secondo Sigbjørn Johnsen, che è leader del Partito del Progresso e ministro delle Finanze, questo bilancio rafforzerà settori come l’educazione, la sanità, i trasporti, la giustizia. Ma tutto questo non pare coincidere con le raccomandazioni degli istituti di credito internazionali.
E’ sicuramente vero che la Norvegia è tutt’oggi il Paese scandinavo più ricco, con un bassissimo tasso di disoccupazione e un Pil attorno al 3%, ma questo potrebbe non bastare a salvare Oslo da questa corsa al rialzo dei prezzi degli immobili e relativo sbalzo nei mutui. Un gioco forse un po’ troppo pericoloso.

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Mercato immobiliare: un ritratto del proprietario medio -casaemutui.net

Quello italiano è un popolo di proprietari di immobili. Questa affermazione appartiene al senso comune ma è anche un dato di realtà.L’82% dei maggiorenni in Italia possiede almeno un immobile. Non stupisce, quindi, che il legistaltore diriga spesso e volentieri l’attenzione verso la proprietà per batter cassa e ricavare un maggiore gettito.
Il Ministro dell’Economia ha pubblicato di recente uno studio che fornisce un ritratto della proprietà in Italia. Uno studio molto importante, perché aiuta il legislatore a modulare gli interventi.Un dato molto particolare riguarda i super-proprietari. Dallo studio emerge che solo il 16% dei proprietari possiede più di due immobili. Se ne trae, dunque, che l’italiano – in prevalenza – possiede l’abitazione nella quale vivono.
Un altro dato riguarda l’anagrafe. I proprietari sono soprattutto anziani, nello specifico over 64. Il 33% dei possessori di immobili appartiene a questa fascia, mentre solo il 9% ha meno di 34 anni. Da ciò si deduce che le risorse per l’acquisto degli immobili non provengono da rendite ma da reddito da lavoro. Si lavora per decenni e, infine, si acquista un immobile.
La maggiora parte degli immobili, inoltre, hanno un valore inferiore ai 200mila euro e appartengono a individui che vivono con un reddito inferiore ai 26mila euro. Un quadro, questo, che suggerisce che la proprietà è realmente in mano “all’italiano medio”, a differenze di quanto accade fuori dai confini italiani.

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"Proprietari di immobili trattati come bancomat" -ilgiornale.it

Presidente Sforza Fogliani, fra Imu, Tari e altri balzelli gli italiani si preparano a pagare quest'anno 50 miliardi di tasse complessive sulla casa, un'enormità.
E senza nemmeno avere la certezza del diritto, visto che ancora oggi, a un passo dalla scadenza, non sanno quando, quanto e come pagheranno per la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili dei Comuni. 
«Una cosa sola sanno: che dovranno pagare di più. Già la legge di Stabilità aveva fissato un aumento della tassa, ma non basta ancora: perché il governo tratta solo con i Comuni, e i contribuenti devono pagare e basta. Confedilizia però non intende accettare incondizionatamente: anzi, chiediamo di rinviare a giugno non solo la scadenza, come già il governo sembra orientato a fare, ma tutte le decisioni sulla Tasi, basata su presupposti dubbi».

Quali?
«Prima di tutto, chi ha detto che ai Comuni bisogna dare ancora un miliardo e 300 milioni? Se è una necessità come dicono i sindaci, perché non la dimostrano? E perché non si parla dei tanti finanziamenti già previsti per gli enti locali, dai trasporti pubblici agli edifici scolastici?».

Ma i Comuni sostengono che quei fondi verranno utilizzati per garantire le detrazioni, a favore delle famiglie in difficoltà
«Sì, ma non c'è nessuna certezza che sarà così, visto che saranno i sindaci a deciderne l'utilizzo. Eppoi, anche se fosse dimostrato che effettivamente c'è un mancato introito per le casse comunali a causa del cambiamento della tassazione, perché ai Comuni deve essere accordata l'incomprimibilità delle spese? E soprattutto perché deve essere sempre la casa a pagarle?».

Tanto più che il mercato immobiliare soffre.
«Certo: il fisco rapace e l'incertezza del diritto stanno uccidendo le compravendite e anche le locazioni, perché ormai affittare una casa non è più redditizio. Anche perché si peggiorano le cose con complicazioni inutili, come il divieto di pagare gli affitti in contanti, che grava proprio sugli inquilini più deboli, come gli anziani e gli immigrati, e certamente non fermerà gli evasori. In compenso, i burocrati comunali si attaccano alla casa come a un bancomat, addirittura ribellandosi al Parlamento».

In che senso?
«Il Senato prima e la Camera poi hanno riportato l'aliquota massima della Tasi - innalzata con un blitz - dall'11,6 al 10,6 per mille, come era stato deciso all'inizio, ma i Comuni non intendono adeguarsi. In compenso, buttano ogni anno 500 milioni in agevolazioni fiscali a fondi immobiliari bancari e altre società quotate, una sacca di privilegio che né Monti né Letta hanno toccato. Altro che aumentare la tassazione sulle case affittate, come qualcuno, lontano anni luce dalla realtà, propone».

E sulla vostra proposta, invece? 
«Dico solo questo: se non ci ascolteranno, se i Comuni imporranno al governo di tirare avanti senza verificare i conti con buon senso, sappiano che i piccoli proprietari non ce la fanno più. Un nuovo aumento a distanza di appena una settimana da quando il Parlamento ha deciso sulla tassa non è sostenibile: vedremo quanti italiani lo pagheranno. La storia insegna cosa succede quando le tasse superano il livello di sopportabilità».

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Cina, mercato immobiliare in rallentamento nel 2014, ma il governo sosterrà la sua crescita -ibtimes.com


Il rovente mercato immobiliare cinese, nonostante sia ancora forte, dovrebbe rallentare nel corso del 2014. A causa delle rigorose misure restrittive adottate nel biennio 2011-2012 e lo scoppio della domanda di nuove abitazioni nel 2013, le vendite (nonché i prezzi) delle case nell'anno da poco terminato sono cresciute al ritmo più veloce dal 2009.


«Il precedente governo guidato dall'ex premier Wen Jiabao approvò immediate misure restrittive poco prima di lasciare incarico nel marzo 2013, tuttavia il nuovo governo ha poi deciso di non implementare tali misure, contribuendo in maniera parziale alla ripresa di una domanda repressa»: è quanto affermano in una nota gli economisti guidati da Ting Lu per Bank of America Merrill Lynch.
Secondo Bank of America i prezzi medi nazionali per le nuove case dovrebbero essere aumentati del 9,5 per cento nel 2013. Nel 2014, tuttavia, il ritmo sarà più moderato, con una crescita di appena il 5 per cento. Ciò è dovuto, come detto, al naturale assottigliamento della domanda fino a poco fa repressa, che ha spinto i prezzi al rialzo nel 2013, nonché ad un aumento dell'offerta di nuove case, risultato di un aumento delle vendite di terreni e ad una migliore situazione dei costruttori, in particolar modo per quanto riguarda la liquidità.

L'offerta di terreni residenziali è aumentata del 28,4 per cento anno su anno nei primi tre trimestri del 2013, dopo essersi contratta nel 2012 per il 18,5 per cento. Secondo Bofa la crescita in tutto il 2013 dovrebbe attestarsi al 28 per cento.
I leader cinesi hanno camminato lungo una linea sottile per quanto riguarda il mercato immobiliare. Mentre la rapida crescita dei prezzi sta portando la proprietà di una casa fuori dalle possibilità economiche di molti cinesi, alimentando così malcontento sociale, il governo non vuole che il mercato si raffreddi troppo in fretta. Il settore immobiliare rappresenta infatti circa il 15 per cento del prodotto interno lordo e le amministrazioni locali, pesantemente indebitate, fanno affidamento sulle vendite di terreni per finanziare costosi progetti infrastrutturali.
Secondo l'Ufficio Nazionale di Statistica le vendite di nuove case e misurate per superficie lorda sono aumentate del 20,5 per cento anno su anno nei primi 11 mesi del 2013, il ritmo più veloce dal 2009. A novembre 2013 la media nazionale dei prezzi di vendita di nuove case è aumentata del 9,3 per cento su base tendenziale, mentre la media dei prezzi delle case misurata in cento città da SouFun ha visto una crescita dell'11 per cento nello stesso periodo.
Diversamente dagli anni precedenti il ritmo di crescita dei prezzi delle case è stato non omogeneo nel Paese, con i prezzi delle case nelle città di primo livello (come Pechino e Shanghai) che sono aumentati del 23 per cento anno su anno, mentre i prezzi delle case in città minori, come Whenzou, che segnano addirittura una decrescita.
È possibile che anche nel 2014 questa fase di differenziazione si ripeta, con città più appetibili in crescita ed altre città con prezzi in caduta.

Secondo Lu «anche se il governo cinese promette pubblicamente di controllare strettamente le dimensioni delle grandi città con il suo sistema di registrazione dei nuclei familiari Hukou, la struttura politica della Cina concentrerà inevitabilmente le risorse nazionali in alcune selezionate grandi città in cui le persone faticano a trasferirsi, sicché i prezzi delle case nelle maggiori città, e in qualche misura anche nella maggior parte dei capoluoghi di provincia, probabilmente continueranno ad aumentare; [...] al contrario i prezzi delle case in alcune città di livello inferiore e con popolazione in calo potrebbero affrontare molta pressione» [al ribasso, ndr].
La crescita degli investimenti nel settore è rimasta relativamente stabile attorno al 20 per cento annuo nel 2013, sostanzialmente in linea con la crescita complessiva FAI (fixed-asset investment). Nel 2014 Lu prevede una crescita FAI intorno alla stessa cifra, mentre i nuovi cantieri residenziali dovrebbero arrivare a 1624 milioni di metri quadrati, in crescita del 13 per cento.
Infine l'introduzione della politica dei due figli e riforme nelle aree rurali probabilmente animeranno la domanda di abitazioni. Secondo gli analisti di Bank of America la politica dei due figli aumenterà la domanda residenziale annua di circa 62 milioni di metri quadri, in aggiunta ai 932 milioni di metri quadri previsti in precedenza.

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Mercato immobiliare: investimenti crescono in Europa, Roma e Milano vanno forti sul commerciale -ilghirlandaio.com

Emergono nuove mete di investimento in Europa: accanto ai soliti Regno Unito, Germania e Francia (l’80% delle destinazioni), Varsavia, Dublino, Amsterdam, Milano, Barcellona, Roma, Madrid, Bruxelles, Lussemburgo e Bucarest (cosiddetto Tier 2) registrano interesse crescente da parte di chi ha la disponibilità di condurre business relativi al mattone con una crescita nei volumi del 73% nel 2013 rispetto a un anno prima. Secondo  Guillaume Delattre, Executive Regional Head, International Advisory di BNP Paribas Real Estate (che ha realizzato lo studio attraverso l’ufficio Research), tale quota dovrebbe arrivare a toccare i 10,4 miliardi di euro. “L’interesse crescente mostrato dagli investitori stranieri costituisce un altro segnale della tendenza al recupero mostrata dai mercati emergenti in Europa. Nel 2013, il 70% del volume degli investimenti è stato realizzato da parte di investitori cross-border rispetto al 46% del 2009. La maggior parte degli investitori transfrontalieri proviene dalla zona Euro e dal Nord America” - ha aggiunto Céline Cotasson-Fauvet, Senior Analyst, International Research di BNP Paribas Real Estate.
I numeri
Il volume degli investimenti in immobili commerciali ha toccato i 10,4 miliardi di euro nel 2013, con un incremento del 73% rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Gli investitori hanno preferito puntare sugli uffici (51% del volume totale degli investimenti) che ha guadagnato un aumento del 45% rispetto al 2012. Il volume degli investimenti in uffici ha registrato un nuovo livello di massimo dal 2009,grazie soprattutto alle grandi transazioni registrate durante l’ultimo trimestre dell’anno, mentre il volume degli investimenti retail ha segnato un aumento del 41% se confrontato con il 2012. I dieci mercati “Tier 2” hanno raggiunto i 2,3 milioni di metri quadri affittati nel 2013, con una lieve diminuzione (-3%) rispetto al 2012. Il mercato degli affitti risulta ancora appesantito dalle difficili condizioni economiche in cui si trovano i Paesi.
Milano e Roma a tutto commercio.
Crescita nel volume degli investimenti in negozi a Roma e Milano: da 1,1 miliardi del 2012 si è passati a 2,3 miliardi del 2013. A causa della situazione di crisi, i tassi di sfitto continuano a crescere, mentre i canoni “prime” stanno diminuendo. L’assorbimento di uffici a Roma è invece cresciuto nel 2013 grazie alla costruzione della nuova direzione generale di BNL su uno spazio di 42.000 mq accanto alla stazione Tiburtina, mentre a Milano sono diminuiti del 31% sul 2012. 

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mercoledì 8 gennaio 2014

Fimaa Confcommercio:con caos Tasi rischio collasso -a-realestate.it

"Non si può pensare di centrare l'obiettivo della spending review aumentando ulteriormente le imposte sugli immobili come la Tasi, che potrebbe salire dal 2,5 al 3,5 per mille per le prime case e dal 10,6 all'11,1 per mille per le seconde, a spese del ceto medio e del settore immobiliare e delle costruzioni. Comparto che rischia il collasso soprattutto dopo il caos degli ultimi giorni. Gli aumenti della Tasi da parte del Governo interesseranno, infatti, oltre il 70 per cento dei proprietari di case medie e piccole. In questo modo gli italiani tra Imu, Tari e Tasi maggiorata pagheranno nel 2014 la cifra record di oltre 40 miliardi". 

Così Valerio Angeletti, Presidente nazionale di Fimaa Italia - Federazione Italiana Mediatori Agenti d'Affari - Confcommercio, commenta il possibile aumento della Tasi (l'imposta degli immobili introdotta dalla Legge di Stabilità) dal 2,5 al 3,5 per mille per le prime case e dal 10,6 all'11,1 per mille per le seconde da parte del Governo attraverso un emendamento o un decreto legge ad hoc. Nel migliore dei casi gli aumenti potrebbero essere contenuti di mezzo punto, a discrezione dei Comuni. "Rispetto alla vecchia Imu - continua Angeletti - la Tasi (Tassa sui Servizi Indivisibili) dovrebbe valere in media tra i 40 e i 50 euro in meno, ma sommando le tre componenti della IUC (l'Imposta Unica Comunale) ossia Tasi, Tari e Imu, il conto salirà. A questo punto sarebbe stato meglio lasciare la vecchia Imu evitando otto mesi di demagogia politica, il caos pagamenti e scadenze che stanno vivendo i cittadini e il rischio del blocco totale del settore immobiliare. Il Governo - conclude il numero uno di Fimaa Italia Angeletti - sottovaluta l'importanza che il mercato immobiliare ha sul PIL.

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Miami, boom immobiliare grazie ai capitali asiatici -italiaoggi.it


Dieci miliardi di dollari saranno investiti di qui al 2020 nel settore immobiliare di lusso a Miami, metropoli presa d'assalto dai ricchi asiatici e sudamericani. I cantieri, tra aperti e in progetto, sono 171 per costruire grattacieli di vetro e acciaio firmati dalle archistar che dovranno trasformarla in una delle città più moderne e attrattive del pianeta. Almeno questo è il progetto. Il boom immobiliare si deve all'afflusso dei capitali stranieri che arrivano qui principalmente dall'Asia e che finanziano all'incirca il 75% dei più grandi cantieri. Cinesi, malesi, indiani si trasferiscono a Miami per investire nel settore delle costruzioni e realizzare alberghi, uffici, condomini residenziali di lusso. Insieme ai capitali asiatici anche quelli dei ricchi sudamericani, venezuelani, messicani, brasiliani, argentini attirati a Miami da un mercato meno volatile che a Caracas o a Buenos Aires. 

La capitale della Florida sembra essersi lasciata alle spalle la crisi dei mutui subprime del 2007 che ha causato il crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti. E i capitali stranieri tornano ad investire a Miami considerata la mecca dell'innovazione e indicata come la città del futuro. Gli appartamenti di lusso nei grattacieli si vendono come il pane. Su 118 torri in costruzione messe in cantiere, 41 per downtown (il centro città), soltanto 35 sono già oltre le fondamenta. I prezzi sono in rialzo. Nella bellissima torre Porsche Design, che sarà consegnata nel 2015, il 90% dei 132 appartamenti sono già andati via nonostante il prezzo compreso fra i 4 e i 50 milioni di dollari. 

Nella Crimson Tower, a bordo mare, l'appartamento più piccolo costa minimo 550 mila dollari. Il boom immobiliare è il segreto della ripresa di Miami, ma grazie ad una fiscalità di vantaggio anche per le imprese, una posizione strategica a metà strada tra il Nord e il Sud dell'America, e un'offerta culturale notevole, Miami offre anche altre possibilità. La cultura è un settore economico di peso a Miami dove fattura un miliardo di dollari l'anno. Infatti, non solo il settore delle costruzioni è interessante per gli investitori stranieri che arrivano a Miami per rimanere e non solo per fare i ricchi turisti. Anche il lusso avrà il suo quartiere esclusivo, il Design district, dove Lvmh è la locomotiva che traina altre griffe ad insediarsi a Bal Harbour. 

Un altro settore economico importante, e poco conosciuto, è quello dell'aeronautica che genera in Florida 1,2 miliardi l'anno grazie alla presenza di Boeing, Airbus, Lockheed Martin e pmi specializzate nella costruzione dei droni. Ancora, la finanza, le imprese del settore biomedicale, e le attività portuali prosperano.

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