mercoledì 20 novembre 2013

Immobili, la telenovela dell’Imu ha il finale ancora aperto -corriere.it

Doveva essere il fiore all’occhiello del federalismo; alla prova dei fatti l’Imu invece ha annullato le differenze tra campanili perché si presenta praticamente con una tariffa unica in tutta Italia. Almeno è quello che succede con le case a disposizione, cioè le abitazioni non locate e in cui il proprietario non ha la residenza per le quali la richiesta generalizzata è dell’1,06%. Tradotto in denaro significano 178 euro per ogni 100 euro di rendita catastale.
L’esborso
La legge in teoria consentirebbe di far oscillare l’aliquota da un minimo dello 0,46% ma le esigenze di cassa dei municipi non hanno lasciato scampo. Sulla base delle informazioni — non tutte ufficiali — disponibili oggi nelle 30 città italiane con il maggior numero di abitanti solo due, e cioè Trieste, con lo 0,97% e Prato, con lo 0,96% prevedono un piccolo sconto. Prendendo come parametro del calcolo l’abitazione media identificabile nelle ultime statistiche catastali si ricava che l’Imu su una casa a disposizione a Milano costa 2.645 euro per un appartamento di classe A/2, 1.149 euro se è una A/3 e 3.705 euro se è una villetta. A Roma i valori sono rispettivamente di 2.072, 1.575 e 2.462 euro.
Parliamo di informazioni non ancora ufficiali perché in realtà, ed è solo l’ultima di una serie di assurdità inanellate nelle breve e ingloriosa storia dell’Imu, i comuni hanno tempo fino al 30 novembre per modificare i loro bilanci preventivi (nei quali l’imposta è la voce più rilevante) e fino al 9 dicembre per pubblicare le delibere mentre la scadenza del saldo è fissata per il 16 dicembre, solo una settimana dopo, per la disperazione di Caf e contribuenti. Servirebbe una proroga che consenta ai cittadini di pagare con calma e ai comuni di ottenere lo stesso l’incasso dell’imposta entro il 2013.
Aspettando la delibera
La lettura delle delibere è fondamentale anche per sapere come il tributo viene graduato per gli immobili diversi dall’abitazione principale. Il comune può prevedere aliquote più basse per gli appartamenti locati, distinguendo tra contratti a canone libero o concordato; tra gli immobili non residenziali può differenziare il prelievo tra unità adoperate per l’esercizio di un’attività imprenditoriale e immobili vuoti.
Il calcolo di quanto dovuto si effettua per le abitazioni e le pertinenze moltiplicando per 160 la rendita maggiorata del 5% e applicando l’aliquota di riferimento, dal risultato così ottenuto si sottrae quanto pagato a giugno per la prima rata. Di fatto questo significa per le seconde case che dove, come a Milano e Roma, l’aliquota era già nel 2012 al massimo, basterà versare a dicembre la stessa cifra pagata per la prima rata.
Stando a quanto assicurato dal presidente del Consiglio verrà confermata l’abolizione dell’Imu per le abitazioni principali e gli immobili assimilati; pagheranno invece i proprietari di abitazioni accatastate come A/1, A/8 e A/9 anche quando abbiano le caratteristiche per essere considerate abitazioni principali: in questa ipotesi però l’aliquota non può superare lo 0,6% (tanto si pagherà ad esempio a Milano) e si applica una detrazione di 200 euro. Ci sono infine tre categorie di contribuenti che, per sapere se e quanto pagare, devono aspettare la pubblicazione della delibera comunale: le persone ricoverate in casa di riposo, gli italiani residenti all’estero e chi ha dato in comodato una casa a un figlio o un genitore: la scelta se considerare i loro immobili abitazione principale o seconda casa è facoltà del comune.

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